Matteo domenica l’Arcivescovo Bruno ti conferirà l’ordinazione diaconale.
Ma chi è il diacono?
Ci sarebbe tanto da dire su questa figura che affonda la sua storia e la sua missione nell’età apostolica.
Il diacono è un uomo che nella sua piccolezza e fragilità si mette a servizio dei fratelli nella Chiesa facendosi “servo” come Gesù. A lui compete il servizio della carità, dell’altare e dell’annuncio della Parola.
Quando hai cominciato a sentire la vocazione?
È sempre bello rispondere a questa domanda perché mi permette di ritornare sempre all’emozione di quel giorno o giorni perché sono due.
In realtà un po’ come la storia di Abramo anche la mia storia Vocazionale ha due “Vocazioni”.
La prima quando avevo solo 7 anni. Era il mese di maggio del 1999. L’incontro con il mio parroco don Mario nella Chiesa della Madonna della Strada. Il dialogo con lui mi accese il cuore di gioia. Ci doveva essere dietro quel sacerdote “Qualcuno” che donava una gioia grande e volevo conoscerlo anche io e farne esperienza. E gli anni della giovinezza sono stati importanti proprio per riconoscere in quel “Qualcuno” il volto e il nome di Cristo.
La seconda alcuni anni dopo quando ero più grande in primo superiore in un incontro dei ministranti a Miglianico con l’Arcivescovo. La testimonianza di un sacerdote riaccese in me il desiderio di farmi dono agli altri come prete.
Hai lasciato la tua famiglia all’età di 19 anni, per entrare Seminario. Come è stato?
Devo dire che non è stato facilissimo. La nostalgia della famiglia e degli amici c’era. E non sono mancati neanche i momenti di prova. Anzi ce ne sono stati tanti. Come in ogni storia d’amore ci sono sempre gli alti e bassi ma non mi sono mai sentito solo. Ho sempre avvertito la presenza del Signore che mi aveva chiamato e mi voleva in quel posto per conoscerlo, capirlo e impararlo ad amare anche quando non riuscivo a capirlo.
Sei felice?
Posso dire di sì. Stare con il Signore non è sempre “rose e fiori”. La vita dell’essere umano è un continuo convertirsi e dover passare per la croce ma dopo di essa c’è sempre la risurrezione. Posso dire che la felicità della mia scelta non si è mai spenta. E vorrei che anche altri giovani scoprissero che è bello stare con Gesù. È bello poter donare a lui la nostra vita.
L’esperienza più forte che hai vissuto?
Sicuramente quella dell’esperienza pastorale nel carcere di Pescara. In quel posto ho detto il mio Sì nuovamente al Signore. La mia volontà di amare la “fragilità” dell’essere umano.
Sei molto legato all’Azione Cattolica a cui hai dedicato anche i tuoi libri?
Si è vero. È per me la mia seconda famiglia. Il luogo dove ho imparato la “responsabilità e il servizio” ma soprattutto la casa dove il Signore mi ha donato di crescere nella mia vocazione e di vivere le più belle e vere amicizie.
Che messaggio daresti ai giovani?
Che amare il Signore e la Chiesa al di là di tutti i suoi problemi è bello e che amare l’essere umano al di là delle sue fragilità è la sfida che siamo chiamati a vivere.
Perché hai scelto questa frase: “In silenzio…finchè tutti abbiano capito, nel mio, il Tuo amore” per la tua ordinazione diaconale?
È la conclusione di una preghiera di Madeleine Delbrêl. Vorrei che fosse il mio modo di vivere il diaconato. Senza tante parole ma in silenzio. Perché in quel silenzio possa operare e vedersi Gesù. È una sfida. Pregate per me!
Servizio Video di Nicola Cinquina