๐—ง๐—ฒ๐—ฟ๐˜‡๐—ฎ ๐—ฑ๐—ผ๐—บ๐—ฒ๐—ป๐—ถ๐—ฐ๐—ฎ ๐—ฑ๐—ถ ๐—ค๐˜‚๐—ฎ๐—ฟ๐—ฒ๐˜€๐—ถ๐—บ๐—ฎ – ๐—”๐˜ƒ๐—ฒ๐—ฟ๐—ฒ ๐—ฝ๐—ฎ๐˜‡๐—ถ๐—ฒ๐—ป๐˜‡๐—ฎ

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โ€œLascialo ancora questโ€™anno… vedremo se porterร  fruttiโ€. Questa richiesta ci trasmette una bella immagine del nostro Dio e della pazienza che il Signore ha nei nostri confronti. Dio rispetta i nostri tempi, si fida talmente di noi da continuare a offrirci cure e nutrimento extra… e aspetta, con la tenerezza di un Padre che sa che possiamo e dobbiamo dare frutto, per essere felici. Portare frutto significa renderci conto che nell’avventura della vita non siamo soli, ma in cammino con tanti fratelli e sorelle, e che a volte ci sono momenti in cui hanno bisogno di noi. Puรฒ bastar poco: un saluto, un grazie ben detto, una parola buona, un gesto di amicizia o un aiuto nella prova. Nulla di straordinario certo, ma occorre avere occhi buoni per vedere le necessitร  del nostro prossimo e, allo stesso tempo, capire che, a nostra volta, possiamo essere noi il tramite della cura di Dio verso i suoi figli. Un po’ come fece Mosรจ: un tipo curioso, che non si accontenta del banale, ma che ricerca il senso di ogni cosa, che sa osservare ed accorgersi di ciรฒ che gli accade attorno. Come di quel roveto che brucia ma non si consuma: cosa strana, sicuramente da osservare con attenzione. Cosรฌ facendo, Mosรจ puรฒ fare esperienza di Dio. Un Dio che, presentandosi in tutta la sua potenza e trascendenza, si intenerisce per il suo popolo: โ€œho osservato… ho udito… conosco le sofferenze… sono scesoโ€. Il nostro non รจ un Dio indifferente, lontano, cieco alle necessitร  delle sue creature, ma un Dio che si coinvolge e si prende cura di ognuno.

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