In questi giorni, ripulite le campane della Chiesa delle Grazie, sono saltate agli occhi le scritte in latino sulle due campane mediane: “Ablatum tempore belli A.D. MCMXLIII Restitutum publico sumptu A.D. MCMLV”. È bello scoprire così che le due campane portano incise nel bronzo “storie” ed “episodi” della Seconda Guerra Mondiale.
Il 23 aprile 1942 infatti il governo Mussolini fu autore di un decreto che comportava la requisizione forzata delle campane su tutto il territorio italiano per convertirle in armi da offesa.
Anche le campane della Chiesa delle Grazie furono evidentemente requisite nel 1943 per diventare oggetti bellici e poi rifuse come campane per la chiesa nel 1955. Il bronzo ci consegna persino il numero in serie di fusione: N.239 e N.240.
La fusione di nuove campane a fine di ripristino e integrazione costituì un grande business per le fonderie dell’epoca, che tra il 1946 e il 1955 lavorarono in modo incessante per ridare al tessuto locale il patrimonio campanario. Tale ripristino delle campane sottratte fu lavoro congiunto di tre enti pubblici: l’Ufficio Ripristino Campane del Ministero dei Trasporti, la Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra e il Ministero del Tesoro.
E così oggi, anche qui a Fara, possiamo rileggere attraverso il discorrere delle campane, quel delirio che aveva convertito la voce di Dio nel mezzo per uccidere.
Esse ci raccontano ancora episodi di fede e dedizione, di grande sacrificio per il bene della Chiesa, di conservazione di memorie per le generazioni future.
Interessante questa vicenda della requisizione delle campane e della restituzione di un tot L/kg. Considerata la grande svalutazione che ci fu nel dopoguerra sarà stata una bella battaglia farsi restituire le campane e riposizionarle in loco.