VASTO – “Istruzioni per vivere, istruzioni per credere. Il profilo ‘missionario’ del catechista oggi”. La catechesi, osserva l’Arcivescovo Bruno Forte, è un’attività che raggiunge molti ragazzi delle nostre comunità parrocchiali in un contesto profondamente diverso, rispetto a qualche anno fa. Tante le sfide nuove che il catechista deve affrontare. Tanti gli ostacoli, primo fra tutti la difficoltà comunicativa dovuta alla diversità di linguaggi tra ragazzi e catechisti, che genera in quest’ultimi non poca frustrazione. Ma, essere catechisti è bello, dona gioia perché significa educare alla fede, significa trasmettere ai giovani la bellezza di Dio e l’amicizia con Gesù. La catechesi “fa risuonare” la Parola di Dio e il catechista è il portatore della “lampada”, della luce del Signore che illumina il cammino di fede. La fede: è una fede condivisa e annunciata. In questa prospettiva si comprende l’importanza del coinvolgimento della famiglia nella catechesi dei figli, in quanto prima scuola di umanità e di fede.
Come sottolinea don Armando Matteo: “Mai dimenticare che gli occhi dei genitori sono il primo tabernacolo per ogni bambino”. È impossibile parlare dei giovani senza tenere conto della crisi spirituale e umana delle generazioni che li hanno preceduti. Si assiste ad una rottura della trasmissione della fede. L’universo adulto ha rinunciato alla propria testimonianza di fede. Nelle famiglie non si prega più, non si legge il Vangelo, non ci si confronta più sugli aspetti importanti della vita.
Don Armando Matteo ha osservato che le generazioni che vanno dal 1946 al 1980 hanno deciso che la propria felicità dipende dalla capacità di restare giovani. Per i genitori, i figli rappresentano l’incarnazione del loro ideale di giovinezza. Il mito di giovanilismo, il tabù della vecchiaia come unico e ultimo comandamento religioso dell’attuale generazione adulta, che comporta una divergenza netta tra le istruzioni per vivere e quelle per credere. La teoria del catechismo non trova riscontro nella pratica della famiglia e degli adulti significativi.
Per don Armando Matteo, c’è bisogno di una Chiesa che aiuti i giovani a trovare adulti ‘adulti’ e che sostenga gli adulti nella riscoperta del ‘mestiere dell’adulto’. Far riscoprire loro il gusto, la bellezza e la bontà della preghiera personale e restituire loro la verità per la quale: “I nostri figli senza la fede non saranno mai ricchi, con la fede non saranno mai poveri” (Beato Giuseppe Tovini)